Denys Berezhnyi

Pubblicazioni

Brelitude
“Jacques Brel covers”: Intervista a Denys Berezhnoy

Qual è il suo percorso artistico?

Quest’anno sarà il 20’ anniversario da quando ho iniziato a scrivere canzoni. Nel 1987, quando avevo 13 anni, mi sono esibito su di un palcoscenico per la prima volta. Assieme alle esibizioni in concerto ho studiato canto al conservatorio. Una caratteristica costante del mio stile è che indipendentemente dalla varietà del repertorio che include canzoni scritte da me, musica da camera, arie, romanze, musica etnica, chanson francese, e benché sia stato accompagnato da diverse orchestre, cori o gruppi rock, io ritorno sempre all’accompagnamento della mia chitarra. Più la canzone è impegnativa e più è avvincente per me interpretarla in modo bello e professionale con il solo aiuto della voce e della chitarra.
Non sento di essere stato influenzato da altri artisti perché non vedo analogie con quello che sto facendo. Vi posso raccontare alcune impressioni della mia infanzia. Avevo 5 o 6 anni, seduto sul tappeto guardavo la TV di casa e ascoltavo con ammirazione Dean Reed mentre cantava. Dean Reed è rimasto impresso nella mia memoria assieme ai ricordi delle Olimpiadi del 1980. Bello, maestoso, un uomo da solo con la sua chitarra, così diverso dagli altri, che stavano ascoltando la sua voce da qualche parte tra le carrozze della ferrovia Bajkal-Amur. In quel momento o poco tempo dopo ho capito che si può stare su di un palcoscenico in quel modo con solo una chitarra ed esprimere un’energia così forte, più forte di quella di ognuno dei bardi che conoscevo. Dean Reed non era un bardo, benché lui fosse anche un autore – ma era un cantante. La sua voce era acuta, piena dei grandi spazi americani, espressiva, spietata verso se stessa. Allora qui non cantavano così sinceramente – le voci slave sono diverse, più profonde. Lo so che ci sono dei dubbi riguardo il talento di Dean Reed, ma ora, quando sento il desiderio di guardarmi alle spalle e confronto le mie performance con le sue, posso dire che lui era un genere musicale di per sè, cantando con accompagnamento di chitarra e orchestra, e che ha lasciato una traccia imprescindibile, almeno per me. Ora io canto con piacere canzoni del suo repertorio.
Anni fa noi non avevamo l’opportunità di ascoltare Jacques Brel o Georges Brassens, venivano cresciuti nella cultura russa dei bardi e delle canzoni d’autore simili alle loro. Ora io parlo molto durante I concerti, commento le canzoni. Questa è una cosa che viene dalla cultura dei bardi. Comprendere profondamente un brano musicale, saperne di più su di esso, alcune storie sulla sua creazione e sulla sua vita, questo crea per la canzone una cornice come per un quadro prezioso, uno vorrebbe parlarne sempre di più a tutti, ed è un peccato che non ci sia l’opportunità di raccontare tutto, così la presentazione spesso diventa breve e disordinata. Nella cultura dei bardi (per me è stata negli anni ’80) uno poteva tenere interessato il pubblico per un’ora e mezza con un misto di canzoni e di storie. Sfortunatamente, questa cultura se n’è andata. E ora è difficile trovare qualcosa di simile o crerare qualcosa di nuovo. Ma noi abbiamo bisogno di creare, altrimenti in che modo viviamo?

Come ha conosciuto l’opera di Jacques Brel?

Ho conosciuto Jacques Brel per la prima volta grazie al traduttore, musicista e organizzatore dell’annuale festival della Chanson Francese a Mosca Alexander Avanesov, che mi invitò a prendere parte a questi festival, e Irina Olekhova, poetessa e traduttrice, è stata colei che mi ha dato la maggiore conoscenza e capacità di comprensione dell’arte di Brel e di altri chansonniers francesi. È stato sorprendente venire a conoscere un intero pezzo di cultura che prima mi era sconosciuto. Ricordo il mio stupore e lo shock quando ho scoperto questi nuovi aspetti della chanson francese: pensavo che nessuno avesse mai scritto su tali argomenti, che nessuno avesse mai tenuto spettacoli in quel modo, ma si rivelò che tutto questo era già stato fatto! Ed era persino stato tradotto in russo! E portato in scena!

Quali sono le canzoni che hanno maggiormente segnato il suo rapporto con Brel?

Accanto alle interpretazioni e traduzioni di of “L’ivrogne”, “La quête”, “Amsterdam”, “Ne me quitte pas” che io abitualmente eseguo, mi piacciono “Ces gens-la”, “Jef”, “Quand on n’a que l’amour”. Anche se io guardo e ascolto ogni canzone di Brel con un grande interesse.

Jacques Brel è conosciuto nel suo paese?

Solo pochissime persone conoscono Jacques Brel qui in Ucraina, non è un’esagerazione. Secondo il mio punto di vista queste sono così polarizzate: la gran parte delle persone non sanno affatto chi sia Brel, ma quelle che lo conoscono ne sono seriamente appassionate. C’è una ragione semplice per questo: L’Ucraina è un territorio culturalmente disastrato (‘cultural disaster’ è anche il nome di un meeting di artisti ucraini), la sua chiusura e l’isolamento dal mondo sono riconosciute persino dai più famosi attori nazionali. La gente lì può vivere una vita intera senza mai sentire pronunciare il nome di Brel: la sua arte non compare nelle fonti di informazione culturale maggiormente accessibili. In aggiunta a ciò, la musica dal vivo, ovvero suonata senza basi musicali, con strumenti acustici “unplugged” non è molto popolare qui. È difficile reperire anche I migliori esempi di questo tipo di musica. Coloro che hanno la fortuna di conoscere Brel (prima di tutto tramite interpretazioni di altri artisti) e coloro che lo amano trovano di loro iniziativa informazioni su internet, e solamente lì. E secondo le statistiche ufficiali solo il 2% della popolazione ucraina usa internet.

Come ha avuto l’idea di adattare Brel e perché ha scelto proprio quelle chansons?

Brel è espressivo; la sua poesia è profonda e seria. Vi cito le parole del famoso traduttore Ram Bobrov: “Jacques Brel è uno dei più straordinari poeti del 20’ secolo. La sua produzione ambivalente e versatile, prima di tutto come poeta, più che come cantante o attore, è la più preziosa per la cultura del mondo”. Brel esprime in modo limpido la sua individualità, cattura l’attenzione di ognuno e la mantiene viva durante tutta la sua intera performance. Naturalmente tutto questo mi piace, assieme alle sue insolite melodie. Ed era interessante, così come con le canzoni di altri autori, interpretare le sue canzoni nella mia maniera, come nessuno prima aveva fatto. Il mio principio è “fai qualcosa che non esiste e che non sia possibile ripetere”. Riguardo la canzone “Ne brosay menya” (“Ne me quitte pas”). Sì, ho applicato l’idea che mi ha affascinato e l’ho sviluppata nel modo che mi sentivo di fare. Ne è risultata la traduzione molto libera di una canzone “dopo una canzone”. Penso che sia una cosa che può essere permessa e perfino necessaria da fare con i classici (Brel è indubbiamente un classico), che può vivere in questo modo e dare vita a nuove idee.
Mi spiegherò meglio citando un passaggio corrispondente sulla questione dell’interpretazione di “Pianitsa” (“L’ivrogne”) tradotta da Irina Olekhova: “… il finale della canzone è cantato come fanno i Russi, con trasporto. L’ho fatto di proposito! … La musica mi riporta alla memoria le sonorità (russe, zingare) delle taverne (e la situazione è da un ristorante, però francese) e ho pensato – ecco! È questo il modo in cui deve essere fatta – giù il cappello e in crescendo… Naturalemnte ho cercato di non esagerare. Ho voluto fare così non per apparire diverso ma per mostrare che, sia in francese che in russo, con la passione – ovunque i sentimenti sono gli stessi. L’ho fatta nel modo che volevo – la chiave, ma piuttosto esplicita – l’hai sentita!”

Ïüÿíèöà (“L’ivrogne” Fr. Rauber, G. Jouannest – J. Brel, traduzione di I. Olekhova)
Record dal concerto “Jacques Brel. Canto Don Chisciotte” (Mosca, Teatro “Na Strastnom”, ottobre 2007)
Denys Berezhnoy (canto, chitarra), Sergei Osokin (fisarmonica), Alexander Baidakov (contrabbasso)

Quali difficoltà ha incontrato nella traduzione?

Sarebbe meglio chiederlo ai traduttori, io sono un cantante. Veramente, talvolta è impossibile dal punto di vista stilistico conservare in russo le espressioni francesi, alcune possono avere un effetto sul pubblico simile a quello che poteva esercitare Brel solo in una forma adottata, modificata, ma a volte compaiono delle combinazioni tipicamente russe che varrebbe la pena tradurre “all’indietro” in francese. È qui che io vedo la vita della canzone, nel suo seguito.

Cosa pensa delle altre traduzioni di canzoni di Brel esistenti nella sua lingua?

La versione di “Ne me quitte pas” tradotta da A.Rubinin e Vadim Piankov è interessante, è molto vicina all’originale, la potete sentire nelle esecuzioni di Vadim Piankov. Comunque trovo che la mia preferibile. È interessante attraversare I confini dell’impossibile, in questo caso nell’umiliazione (che non è un’umiliazione in realtà). Ho scritto di questo nel mio sito, questo è il riferimento all’articolo (in russo): http://denysberezhnyi.com.ua/thoughts/man.html
Conosco cinque traduzioni in forma poetica di “Amsterdam” in russo. Mi piace la traduzione di N.Panina e Y.Stefanov, ma credo che questa renda al meglio leggendola, e la traduzione ricca di emozioni di Yaroslav Stratsev è invece meglio se cantata e ascoltata. In essa è chiaro, venendo cantata, il carattere dell’autore è espresso e diventa comprensibilie il suo principale obiettivo.

 àìñòåðäàìñêîì ïîðòó (“Amsterdam” J. Brel, traduzione di J. Startsev; edizione di A. Avanesov)
Record dal concerto “Jacques Brel. Canto Don Chisciotte” (Mosca, Teatro “Na Strastnom”, ottobre 2007)
Denys Berezhnoy (canto, chitarra), Sergei Osokin (fisarmonica), Alexander Baidakov (contrabbasso)

Alcune traduzioni molto profonde di canzoni di Brel sono, sfortunatamente, state create non per un’interpretazione cantata, ad esempio “Eti ludishki” (“Ces gens-la”) di Ram Bobrov è un bellissimo testo, pieno del sarcasmo e del significato originale di Brel, ma senza il ritmo musicale.

Conosce altri interpreti delle canzoni di Brel? (in qualunque lingua) Se sì, quali sono quelli che apprezza di più?

Io penso che per avere una opinione personale e obiettiva bisognerebbe avere un’informazione completa, ovvero aver potuto ascoltare tutti gli artisti che hanno interpretato una canzone di Brel, e questi sono più di un migliaio. Io non li ho sentiti tutti. Non penso che sarebbe giusto citare qualche nome famoso; non sarebbe corretto, etico e rispettoso nei confronti degli artisti meno famosi. Sono certo che ci può essere un cantante in quell’elenco che potrebbe farmi esclamare: sì, questo mi piace! Magari un artista di un paese esotico e povero, estremamaente dotato di talento, ma di cui non esistono canzoni in internet. Come si può fare per ascoltarlo? Quando avrò informazioni sufficientemente complete su almeno 900 artisti allora sarò in grado di fare qualche nome. Per il momento le “stars” solitamente mi deludono.

Ha incontrato difficoltà o al contrario è stato agevolato dal punto di vista produttivo, rispetto alla scelta di pubblicare una canzone di Brel?

Non posso essere d’accordo sull’affermazione che solo Brel possa cantare le canzoni di Brel e nessun altro possa cantarle meglio. Solitamente questa è un’opinione dei meno avveduti tra I suoi estimatori.

Come le sembra l'accoglienza del pubblico rispetto alle sue interpretazioni di Brel?

Il pubblico, che qui viene chiamato intellettuale, reagisce con eccitazione “Bravo!”, “Che canzone?! Perché non l’abbiamo mai sentita prima?”, e questo lo si può vedere dalle registrazioni dei concerti. Quelli che vengono chiamati “l’elite” storcono il naso e impugnano le armi (sfortunatamente questo è vero): “Tu non hai alcun talento. Chi è Brel? Canta qualcosa di più semplice”.

Ha l’intenzione di realizzare altre traduzioni di Brel in futuro?

Sì, ci sto lavorando.

Brelitude, “Jacques Brel covers”, 2008.01.07
Dino Gibertoni & Rodolphe Guillo


In altre lingue:
“Jacques Brel covers”. Interview with Denys Berezhnoy (English)
« Jacques Brel autrement dit ». Interview de Denis Bérejnoï (Français)
“Jacques Brel covers”. Èíòåðâüþ ñ Äåíèñîì Áåðåæíûì (Ðóññêèé)

Vedi anche:
Audio-record di canzoni in Musica;
Video-record di canzoni in Video

© Denys Berezhnyi, denysberezhnyi.com.ua